di Francesco De Luca
Nell’ultimo periodo si sente spesso parlare di “produttore” oppure di “beat maker”, ma prima di addentrarsi nello specifico e fare luce sull’importanza di questa figura è bene focalizzare l’attenzione proprio sul termine beat.
Nella sua forma verbale il termine beat significa “battere” ma personalmente preferisco il significato che assume in qualità di sostantivo: “pulsazione”. A pensarci bene tutto è pulsazione, tutto è energia e in quanto tale, trasformabile.
Il termine beat maker può quindi essere inteso come colui il quale converte un’ energia in qualcosa di diverso, in qualcosa di originale, frutto della sua conoscenza e creatività. Ma cos’è che deve essere trasformato?
Si definisce break quella breve porzione in un brano dove predomina la parte ritmica, dove le drums si distinguono dal resto della canzone perché generano un’ energia viscerale e incontrollabile nei corpi degli ascoltatori.
Nella Cultura o Movimento Hip Hop il break è un termine ricorrente ed è la vera e propria chiave di volta che permette all’ Hip Hop di potersi esprimere nelle sue cinque discipline principali: Writing, Djing, Breaking, Mceeing e Knowledge.
Per meglio comprendere la figura del beat maker è necessario quindi contestualizzare quella del DJ.
Dj Kool Herc è considerato il padre fondatore dell’ Hip Hop. Di origini Giamaicane, Kool Herc emigra nel South Bronx NYC ed è il primo a diffondere musica nei block parties (feste di quartiere) e a sviluppare una tecnica fondamentale: il needle up.
Questa tecnica consiste appunto nel sollevare la puntina dal disco e riposizionarla su di esso in una precisa posizione così da ripeterne il contenuto musicale nel tempo. Ecco che il break da breve momento musicale diventa un vero e proprio beat.
La maggior parte dei Djs usufruisce quindi dei campioni “lanciandoli” con i giradischi senza modificarne la struttura, fatta eccezione per la loro velocità espressa in BPM (beat per minute). “Quindi i Djs si possono considerare dei produttori?” Non del tutto, sicuramente con il needle up si contribuisce a una prima intuizione che, successivamente, viene sviluppata con nuove tecniche, al fine di creare la musica hip-hop. Il primo tra tutti a dare una vera svolta è Dj Marley Marl.
Egli registra il break in un sequencer o campionatore (tra i primi si possono citare EMU-SP1200, MPC60 ed S900), spezzetta i singoli suoni e riprogramma un tappeto ritmico diverso dall’originale, creando a tutti gli effetti il proprio pattern percussivo.
In conclusione, questa tecnica definita Chopping, diventa da quel momento un pilastro fondamentale, necessario alla realizzazione della musica hip-hop.