Hallelujah di Leonard Cohen è una delle canzoni più amate e reinterpretate della storia della musica contemporanea. Resa immortale dalla straordinaria versione di Jeff Buckley, è un brano che parla di religione, redenzione, ma anche di sesso, violenza e disperazione. Le sue parole ci raccontano che esistono diversi tipi di Hallelujah: quello sacro e quello profano, creando un dialogo profondo tra il divino e l’umano.
Hallelujah come brano nei matrimoni: tra celebrazioni sacre e profane
Nonostante il testo complesso e i suoi riferimenti biblici, Hallelujah è diventata una canzone molto popolare nelle celebrazioni, in particolare nei matrimoni. Questo può sembrare sorprendente, dato che la canzone, nella sua interezza, tratta temi di lacerazione e struggimento. Tuttavia, molte versioni del brano tendono a escludere alcune delle strofe più dolorose, enfatizzando quelle che parlano di amore e speranza. In queste occasioni, Hallelujah diventa un inno alla bellezza dell’amore, alla spiritualità e alla connessione tra gli esseri umani, dando vita a un’atmosfera intima e profonda.
Semplicità armonica, complessità emozionale
Dal punto di vista armonico, Hallelujah è un capolavoro di semplicità. Questo brano ci insegna che spesso non è necessario ricorrere a strutture complesse per creare qualcosa di profondo. La forza della canzone risiede proprio nella sua armonia semplice ma efficace, che contribuisce a trasmettere emozioni complesse.
L’apertura sull’area di tonica
Il brano si apre con due accordi dell’area di tonica:
Do maggiore (I grado) e La minore (VI grado).
Questa sequenza iniziale crea subito un senso di stabilità, il punto di partenza che ci introduce al viaggio emotivo del brano.
La tensione: sottodominante e dominante
Dopo l’iniziale senso di stabilità, si passa alla sottodominante:
Fa maggiore (IV grado), che introduce una leggera tensione.
Successivamente, questa tensione viene ulteriormente amplificata dall’accordo di dominante:
Sol 7 (V grado), che ci porta naturalmente verso la risoluzione tonale, riportandoci al Do maggiore. Questo passaggio crea un’alternanza tra stabilità e tensione, che riflette il dualismo presente nelle liriche del brano, tra sacro e profano.
Cadenza d’inganno
Da qui inizia una sequenza incalzante. Ripete nuovamente un normalissimo passaggio armoni Tonica-Sottodominante-Dominante ma con un ritmo armonico più stretto, ovvero, gli accordi diventano due per battuta invece che uno.
Quando arriva Sol (accordo di dominante), arriva la cadenza d’inganno: invece di ritornare alla tonica, veniamo portati verso:
La minore (VI grado), aumentando l’intensità drammatica.
Questo effetto di sorpresa incrementa la tensione emotiva e conferisce un senso di inevitabilità, come se il destino dell’umanità fosse segnato, tra redenzione e peccato.
La chiusura, tra sacro e profano
Al termine della strofa, si arriva al Mi7, un accordo di dominante secondaria:
Mi7, che risolve sul La minore.
Questa progressione armonica introduce l’atteso momento dell’Hallelujah, riportando l’ascoltatore alla combinazione di sacro e terreno: il Fa maggiore, che rappresenta il divino, e il La minore, il terreno di
noi poveri uomini, deboli e corrotti. Di nuovo il divino (Fa maggiore) ma questa volta chiudiamo sui due accordi iniziali. E’ il ritorno a casa sulla Tonica – perchè questo è il nostro destino: tra sacro e profano, la vita scorre lo stesso.
Riferimenti armonici nel testo: “The fourth, the fifth”
Il testo di Hallelujah presenta esplicitamente riferimenti all’armonia. Uno dei momenti più iconici è quando Cohen canta:
“It goes like this, the fourth, the fifth, the minor fall, and the major lift”.
Questa frase descrive la progressione armonica su cui è costruita la canzone. Il “fourth” si riferisce all’accordo di Fa (IV grado), mentre il “fifth” al Sol (V grado). Il “minor fall” descrive il passaggio dal La minore al Fa maggiore, mentre il “major lift” fa riferimento al ritorno alla tonica Do maggiore.
Questi riferimenti, oltre a offrire un’interessante lezione di teoria musicale, si inseriscono perfettamente nell’idea generale del brano: l’equilibrio tra tensione e risoluzione, tra il divino e l’umano.
In Hallelujah vince la semplicità
Hallelujah è un esempio perfetto di come la semplicità possa essere straordinariamente efficace. La progressione armonica non è complessa, ma la sua capacità di evocare emozioni profonde attraverso il gioco tra tensione e risoluzione rende il brano un capolavoro senza tempo. Come musicisti e compositori, è fondamentale ricordare che a volte i messaggi più potenti possono essere trasmessi attraverso la semplicità.
Questa canzone ci invita a riflettere non solo sulle nostre abilità tecniche, ma anche sulla nostra capacità di trasmettere emozioni attraverso la musica. E, come dimostrato dalla sua popolarità in momenti speciali come i matrimoni, Hallelujah continua a essere un inno universale all’amore, alla perdita e alla speranza.