Questo articolo vuole essere una piccola guida anti-stress per qualunque allievo di un corso di pianoforte, per un pianista classico o moderno: ci riferiamo infatti a come approcciare uno spartito “classico”, ovvero una partitura che contenga tutte le indicazioni che il pianista dovrà rispettare e seguire senza possibilità di improvvisazione o interpretazione. Ecco come si presenta un qualunque brano da pianoforte, con la doppia chiave che dirige la mano destra e la mano sinistra, indicazioni di tempo dettate a inizio brano, poi, oltre alle note e alle figure ritmiche, ci sono tutte le altre informazioni che il pianista necessita per una giusta interpretazione del brano: si parla di portamento, poiché viene sempre scritto quali note suonare staccate e quali legate, di fraseggio, cioè quanto dura ogni frase o motivo musicale, di abbellimenti, come trilli, acciaccature e gruppetti che ornano le note principali, di dinamiche, cioè piano, forte, mezzoforte eccetera. Anche il più semplice dei brani può necessitare di molto tempo e molto lavoro prima di arrivare ad essere suonato alla perfezione o anche solo per ottenere una discreta esecuzione. Ecco un piccolo vademecum per non sentirsi frustrati durante lo studio di questo meraviglioso ma altrettanto ostico strumento:
- PRENDITI IL TUO TEMPO – Accetta il fatto che per preparare un brano potrebbero volerci settimane, addirittura mesi, non entrare in competizione con nessuno (specialmente con i video dei bimbi-fenomeni che si trovano su Youtube che servono solo ad affossare la tua autostima!)
- STUDIA A MANI SEPARATE, POI A MANI UNITE, POI ANCORA A MANI SEPARATE, POI ANCORA A MANI UNITE – Proprio così: all’inizio può essere utile sentire ogni singola mano cosa fa, ma fin da subito meglio badare al versante coordinazione e preparare bene i punti in cui il cervello ha bisogno di più concentrazione. Poi di nuovo studia tante volte i punti più difficili di ciascuna mano e una volta appresi puoi tornare a lavorare sulle due mani.
- LAVORA A METRONOMO PARTENDO DA VELOCITA’ MOLTO BASSE – Uno dei motivi maggiori di frustrazione è che l’allievo cerca subito di suonare alla velocità a cui conosce il brano o indicata sullo spartito. C’è il rischio di non riuscire mai ad arrivare a quella velocità, ma di sicuro non ha senso provare mille volte a suonare il brano alla velocità massima se non lo conosci bene. Piuttosto meglio partire a metronomo a velocità molto basse e una volta eseguito bene lo puoi ripetere alzando il bpm di due-tre punti. Così via fino ad arrivare alla velocità richiesta o al tuo limite.
- UN’ESECUZIONE PULITA E LENTA E’ MEGLIO DI UN’ESECUZIONE VELOCE E SPORCA – Come accennato prima, non ha senso preparare un pezzo in cui certi punti sono perfetti e altri fuori tempo, sporchi o raffazzonati. Piuttosto accetta i tuoi limiti (che potrebbero anche essere temporanei!) e suona il pezzo in modo corretto a 110bpm piuttosto che pieno di imperfezioni a 140bpm.
- NON RIPARTIRE OGNI VOLTA DALL’INIZIO PER STUDIARE – Quando si studia e si sbaglia non conviene ripartire sempre dall’inizio, altrimenti ci saranno certi punti del brano, soprattutto verso la fine, che rimarranno oscuri. Meglio segnarsi sullo spartito i punti più difficili e studiarli a ripetizione in modo da abituarcisi, per poi puntare all’esecuzione completa.
- NOTE E TEMPO HANNO LA STESSA IMPORTANZA – Sembra una banalità, ma troppe volte si sentono esecuzioni in cui tutte le note sono giuste ma certe figure ritmiche sono sbagliate o i tempi non ben rispettati. Lo spartito va sempre analizzato sotto ambedue i punti di vista, meglio ancora solfeggiato ritmicamente per capire il ritmo della mano destra e della mano sinistra
- CURA DINAMICHE DI TEMPO E FORZA CON ATTENZIONE – È un lavoro che può anche essere fatto verso la fine dello studio di un brano, ma bisogna sempre ricordarsi che ogni “rallentando”, ogni “crescendo” e ogni altra indicazione dinamica dà un senso diverso alle note che si stanno suonando. Non guardare lo spartito come un semplice ammasso di puntini!
- NON ANDARE TROPPO PRESTO A MEMORIA – Punto dolentissimo che riguarda gli allievi con un buon orecchio e/o con una buona memoria: questi non sostituiscono la lettura, perché l’orecchio è forte solo in ciò che conosciamo e si rischia di imparare un brano sbagliato a causa dei propri vizi di immaginazione. La memoria invece deve venire solo dalla lettura ripetuta del brano, non da tentativi continui e frettolosi. Piuttosto meglio suonare uno spartito in cui si legge nota per nota ma in cui non ci sono errori e invenzioni del pianista.
Seguendo questi consigli dovrebbe essere più chiara e meno frustrante l’idea di studiare qualunque pezzo di pianoforte, l’importante è sempre e comunque divertirsi, puntare con calma al risultato e non cercare di forzare troppo i tempi: lavorare bene su uno spartito fa migliorare su tanti fronti. L’autodisciplina dell’allievo e la pazienza ed esperienza dell’insegnante possono dare risultati insperati anche se non immediatamente visibili.