Di Francesco De Luca
Se parliamo di campionamento nella musica hip-hop, dobbiamo citare colui il quale viene considerato da tutti noi produttori della scena: il padrino del genere Lo-Fi hip-hop J Dilla.
James Dewitt Yancey nasce il 7 Febbraio 1974 e trascorre la sua infanzia tra McDougall e Nevada nella parte orientale di Detroit.
È il primo di quattro fratelli e vista la famiglia con grandi propensioni musicali (padre bassista jazz e madre cantante d’opera), inizia fin dalla tenera età a collezionare dischi, cantare sulle canzoni del padre e sviluppare una forte passione per la cultura Hip Hop. È un tipo timido e taciturno, trascorre la maggior parte del suo tempo nel seminterrato di casa a produrre musica con una strumentazione minimale che vede come centro nevralgico un semplice mangianastri.
Frequentando la Pershing High School conosce i compagni di corso T3 e Baatin, e grazie al comune interesse per le battles di Rap, decidono di formare un collettivo, gli Slum Village.
La svolta però arriva nel 1992 quando J Dee incontra Amp Fiddler, tastierista del gruppo Funkadelic. Egli lo introduce all’utilizzo del suo MPC e gli permette, in questo modo, di esplorare nuovi orizzonti creativi e manifestare tutto il suo talento.
Nelle sessioni presso lo studio “Camp Amp”, J Dilla impara a padroneggiare l’arte della programmazione digitale, si imbatte in quelle drum machines che caratterizzano il suo sound choppato e stratificato. I metodi di insegnamento “senza libri” di Fiddler lasciano presagire che J Dilla tecnicamente fa quasi tutto da sé, come spiega in una delle sue ultime interviste:
Amp si limitava a suonare della roba con l’MP e poi mi diceva, “Non ti sto a insegnare come si fa, devi imparare da solo.” Oppure, “Non usare libri.” Da allora non ho mai letto un libro sui sampler e roba così, mi metto lì e provo… Un sacco di gente
mi dice, “Oh, Amp ti ha insegnato come usare l’MPC.” Veramente no.
J Dilla si spegne il 10 febbraio 2006 in seguito a una grave forma di Lupus e termina in ospedale l’ultima fase di mixing del suo capolavoro “Donuts” che vede Jordan Ferguson come autore. Egli aggiunge:
“Dedizione e persistenza sono le caratteristiche principali di J Dee. Egli non ha mai smesso di imparare, mai smesso di cercare di migliorarsi. Non si è mai preso un giorno libero, anche quand’era molto malato, anche quando era sotto trattamento di dialisi. Questa è la cosa che più di ogni altra continua ad ispirarmi di lui. Il talento è una cosa, ma il talento senza l’azione è inutile, J Dilla agiva, sempre.”
In Donuts, Ferguson riporta i sei comandamenti del sampling, condivisi da i producer più importanti: no biting (cioè non copiare), vinile come unica fonte di campionamento accettabile, non campionare tracce hip hop, non campionare dischi che rispetti troppo, non campionare compilation e non campionare più di un elemento da un disco.
Rest In Power J Dee.