Di Gabriel Renteria Linda

Tutti abbiamo sentito almeno una volta questo termine. Scratch. Sembra un suono onomatopeico, potremmo trovarlo scritto nella vignetta di un fumetto. Magari l’abbiamo sentito diventare un verbo italianizzato: “Quel DJ è fortissimo a scratchare”. Questa parola ci evoca immagini di locali fumosi e tizi che mettono le dita sui vinili. Ma da dove viene questo termine? E cosa fa esattamente il Dj quando mette le mani sul vinile? Nei precedenti articoli relativi al “Vocabolario Rap” abbiamo approfondito l’origine e il significato di parole come Punchline, Beat, Flow, Egotrip e altre. È giunto il momento di parlare di questa pratica un po’ tribale e un po’ post-moderna: lo Scratch.

COS’È E COME NASCE.

Scratch in inglese significa letteralmente graffiare. Infatti lo scratch consiste nel muovere avanti e indietro il vinile sul giradischi, graffiandolo con la puntina, producendo così il caratteristico suono frusciante. Ma com’è successo che tutt’a un tratto i Dj iniziassero a “maltrattare” i dischi in questo modo? Per capirlo dobbiamo osservare il periodo storico e il contesto socio-culturale in cui nasce questa pratica.

Siamo nei primi anni ’70. Grazie a personaggi come Dj Kool Herc e Afrika Bambaataa nascono i primi grandi Block Party nei ghetti d’America. I Dj iniziano a suonare due giradischi, per passare da un brano all’altro senza pause. Kool Herc si accorge che la gente balla soprattutto i break strumentali delle canzoni, dove non c’era la voce e prevaleva la ritmica sull’armonia. Perché non provare a ripetere in loop quelle parti, e passare dalla strumentale di un brano direttamente a quella del brano successivo? Nasce così il “Merry-go-round”, letteralmente “giostra” o “carosello”. È l’antenato rudimentale del break-beat hip hop: nasce un nuovo genere musicale. In questo contesto di sperimentazione il passo per arrivare a mettere fisicamente le mani sui vinili è breve.

Si dice che lo Scratch sia stato inventato da Grandmaster Flash, anche se altre fonti affermano che l’abbia solo reso popolare, e che il primo a scratchare sia stato Grand Wizard Theodore a 13 anni, quasi per sbaglio. Sia lo scratch che il merry-go-round in questo periodo sono ancora estremamente rudimentali. Spesso i Dj vanno fuori tempo e l’effetto è caotico, quasi punk. Lentamente la tecnica negli anni verrà perfezionata, anche grazie alle innovazioni tecnologiche. Il Dj non suona più il disco solo nel senso tradizionale, lo suona anche fisicamente, con le mani nude. Un supporto di riproduzione audio diventa uno strumento musicale percussivo vero e proprio. Questa innovazione dissacrante è dovuta all’approccio ritmico alla musica del mondo Afro-americano. Le radici Afro già in passato, incontrando la musica europea, avevano dato vita a innovazioni incredibili, come la nascita del blues e del jazz.

COMPETIZIONE, INNOVAZIONE E TRADIZIONE.

Ogni Dj sviluppa il suo stile di scratch, il suo suono e figure ritmiche personali. Lo scratch diventa quindi un modo per esprimere il proprio stile e la propria musicalità. Nel giro di una decina di anni nasceranno competizioni di Scratch in tutto il mondo. La competizione più prestigiosa a livello globale, tutt’ora attiva, è il DMC World DJ Championship, nata nel 1985.

Non mancano anche in Italia talenti nel DJing e nello Scratch. Vale la pena menzionare i Man in Skratch, collettivo di DJ nato nel 1998, di cui fanno parte DJ Myke, due volte vincitore del DMC Italy Championship e quattro volte finalista al DMC World Championship, Dj Aladyn, DJ Yaner e DJ Franky B. Questi e altri nomi hanno contribuito ad affermare anche la scena italiana a livello globale.

L’innovazione tecnica oggi permette di sperimentare e scratchare molto più agevolmente rispetto agli anni ’70, oltre al fatto di aver limitato il rischio di usura dei dischi. Ad esempio il sistema DVS: grazie a questa tecnologia vengono suonati sempre due dischi in vinile, ma che al posto di un brano hanno registrato un codice che permette di controllare un file audio nel computer. Questa tecnologia ha svincolato il DJ dalle limitazioni del classico disco, dandogli la possibilità di aggiungere elementi e campionamenti alla propria performance. Nonostante l’innovazione, sono ancora molti i cultori delle tecniche classiche con i vinili, soprattutto negli ultimi anni dove il supporto in vinile sembra essere tornato in auge.

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