“MANUTENZIONE DELLA CHITARRA”
di Michel Behare

La chitarra è uno strumento “vivo”, estremamente sensibile al logorio del tempo e dell’utilizzo. Il sudore delle dita porta le corde ad arrugginirsi, il caldo e il freddo dilatano e comprimono il manico, l’umidità fa sì che le componenti metalliche si ossidino e così via. Tuttavia, portare la chitarra dal liutaio per ogni singola esigenza risulterebbe davvero troppo dispendioso e non necessario. Vi sono infatti alcuni accorgimenti di ordinaria manutenzione (dei quali tratteremo in questo articolo) che se messi in atto permettono di conservare lo strumento in buone condizioni e di limitare l’intervento del liutaio alle sole urgenze.

Le fasi della manutenzione ordinaria della chitarra possono essere così riassunte:

1. sostituzione delle corde;
2. regolazione del manico;
3. regolazione del ponte;
4. intonazione dell’ottava;
5. regolazione dell’action;
6. regolazione dei pick-up;
7. pulizia dello strumento.

 

Quando la chitarra comincia ad avere un suono più “opaco”, meno brillante e soprattutto meno intonato, è il caso di cambiare le corde! In linea di massima, questa è un’operazione che andrebbe effettuata con cadenza mensile (sì, hai sentito bene: mensile!), tuttavia se non sei un professionista e utilizzi la chitarra solo per diletto, potrai sostituire le corde con minore frequenza. All’atto di cambiare le corde, è necessario procedere con cautela, in quanto togliendo tutte le corde contemporaneamente si sottoporrebbe il manico ad uno stress eccessivo. È consigliabile, quindi, cambiare una corda alla volta, rimpiazzandola immediatamente e accordando quella nuova, in modo da riportare il manico alla giusta tensione.

Una volta montate, le corde nuove necessitano di tempo per mantenere la corretta intonazione. Ti sconsiglio vivamente di sostituire le corde prima di un concerto o di una registrazione in studio, potrebbe essere l’ultima volta che verrai chiamato!
La regolazione del manico è una di quelle pratiche che tendenzialmente è raro sia necessario fare da sé, tuttavia è sempre utile conoscerne il funzionamento. All’interno del manico di ogni chitarra, al fine di controbilanciare la tensione delle corde, è inserita una barra in acciaio chiamata truss-rod.

Inoltre, tale barra ha la funzione di regolare la curvatura del manico in modo da evitare che le corde “friggano”, ovvero che vengano stoppate dal manico, non ricurvo a sufficienza per permettere alla corda di vibrare liberamente. Una volta individuato il punto di accesso alla vite per la regolazione del truss-rod (situata di solito sulla paletta o nel lato opposto, alla fine del manico), e verificata la distanza delle corde dal manico (posizionare la chitarra in verticale, posizionare l’indice della mano sinistra sul prima tasto della prima corda, posizionare il mignolo della mano destra sull’ultimo tasto della stessa corda, portare il pollice della mano destra verso il centro del manico, premendo sul XII tasto, infine verificare che tra la sommità dell’ottavo tasto e la corda vi sia uno spazio di circa mezzo millimetro), si dovrà girare la vite in senso orario per tendere il manico, in senso opposto per allentarne la tensione.

Nelle chitarre elettriche, la regolazione del ponte è necessaria in presenza della leva del vibrato. In tal caso si dovrà verificarne la corretta posizione, ovvero con la base parallela all’asse delle corde. Per correggere la posizione del ponte è necessario agire sulla tensione delle molle, posizionate sul retro dello strumento.

Ricorda che dopo aver regolato il ponte, sarà necessario ripristinare l’intonazione delle corde. Inoltre, suggerisco di scordare la chitarra di un semitono prima di operare sul ponte, in questo modo sarà più facile intervenire sulla tensione delle molle.

La regolazione dell’ottava ha la funzione di regolare la lunghezza della corda tra capotasto e ponte. Quando tale lunghezza è esatta, la nota suonata al 12° tasto e la stessa corda suonata a vuoto producono la medesima intonazione su ottave differenti. Per effettuare tale regolazione è necessario munirsi di un accordatore e scordare preventivamente la chitarra di un semitono. Dunque, procedendo corda per corda, se la nota suonata al 12° tasto dovesse risultare calante rispetto a quella suonata a vuoto, la relativa selletta andrà spostata in avanti verso la paletta. Viceversa, se la nota al 12° tasto risultasse crescente rispetto alla corda a vuoto. Una buona dose di pazienza sarà necessaria durante questa operazione, ma l’intonazione dello strumento ripagherà i tuoi sforzi!

La regolazione dell’action (cioè la distanza tra corde e manico) può variare a seconda delle esigenze del singolo musicista e del genere musicale che esegue. Un solista che avrà necessità di suonare fraseggi velocissimi e passaggi virtuosistici, adotterà corde sottili e un’action bassa. D’altro canto, un chitarrista Jazz che ricerchi un suono più morbido e caldo, preferirà un’action più alta e corde spesse. Scelte soggettive a parte, è bene conoscere alcune indicazioni generiche: un’action troppo bassa, ad esempio, porta le corde a “friggere” e fa perdere alle note una buona dose di sustain (durata della nota); al contrario, un’action troppo alta renderà difficoltoso il playing per la mano sinistra e causerà maggiori problemi di intonazione. Per intervenire sull’action è necessario agire direttamente sulle sellette del ponte, aggiustando con una chiavetta a brugola l’altezza della
sella. Prima di eseguire questa operazione, è sempre consigliabile scordare la chitarra di un semitono, per evitare di tendere troppo le corde e spezzarle. Parametri ottimali per una corretta action si aggirano tra 1,5 e 2,0 mm per le corde basse e 1,2 e 1,5 mm per le corde alte.

Il pick-up è un magnete che raccoglie le vibrazioni di una corda e le trasforma in impulsi di tipo elettrico, i quali raggiunto l’amplificatore vengono tramutati in suono, ed emessi con un volume maggiore rispetto a quello prodotto dalla chitarra stessa. Trattandosi di magneti, se troppo vicini alle corde tendono ad attirarle impedendone la vibrazione. La regolazione dei pick-up permette dunque di sfruttare al massimo questi magneti, catturando meglio le vibrazioni delle corde, senza tuttavia
impedirne la vibrazione. L’altezza dei pick-up è regolabile utilizzando un cacciavite ed agendo sulle viti degli stessi magneti. Dato il diverso spessore delle corde, i magneti andranno orientati con alcuni piccoli accorgimenti nei cantini e nei bassi. In particolare, la distanza ottimale dei pick-up è di circa 3 mm sulle corde alte e di 4 mm su quelle più basse.

Infine, anche l’occhio vuole la sua parte. Una chitarra impolverata, con i tasti opacizzati dall’ossidazione e il manico unto dal sudore non piace a nessuno. Esistono diversi prodotti in commercio finalizzati alla pulizia dello strumento, ma quelli più comuni sono l’olio di limone, per la pulizia della tastiera (parte del manico su cui sono fissati i tasti), e il polish, usato per pulire i tasti e le componenti metalliche. Per evitare di rovinare il legno è sempre consigliabile leggere attentamente le modalità di applicazione dei singoli prodotti. In generale, l’olio di limone, in quanto difficilmente rimovibile, va utilizzato a piccolissime dosi: va applicato direttamente sulla tastiera, lasciato agire per qualche istante e poi delicatamente rimosso (con movimenti orizzontali a seguire le scanalature del legno) con un panno in cotone. Per quanto riguarda la lucidatura dei tasti e delle
componenti metalliche, consiglio di usare i polish meno abrasivi e di tappezzare la tastiera con del nastro adesivo di carta, in modo da isolare i tasti ed evitare che la pasta abrasiva si posi sul legno.

Le indicazioni fornite in questo articolo costituiscono delle linee guida essenziali che necessitano di essere approfondite con ricerche personali. A tal proposito cito due libri che mi hanno accompagnato nella scrittura di questo articolo e che hanno notevolmente ampliato le mie conoscenze in merito alla manutenzione della chitarra:
“Chitarre: elementi di liuteria”, di Michel Cassiani Longoni;
“Guitar Player Repair Guide: How to set Up, Maintain and Repair Electrics and Acoustics”, di
Dan Erlewine.

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