di Carlotta De Lellis

 

Quando qualcosa vi emoziona è perché ne comprendente il messaggio e vi sentite in qualche modo chiamati in causa.
Vi è mai capitato di ascoltare un cantante e di emozionarvi? Bene, dovete sapere che questo è il risultato di un duro lavoro.

Presupposti:
• La musica è uno dei mezzi umani di trasmissione delle emozioni più potenti
• Chi scrive un brano vuole far arrivare un messaggio che lo riguarda, talvolta legato proprio stato d’animo
• Il cantante che interpreta un brano è incaricato di far arrivare il messaggio di chi lo ha scritto

Domanda:
Come può un cantante emozionare l’ascoltatore interpretando un brano che non ha scritto e che quindi non è parte del proprio background emotivo?

IL LAVORO DEL CANTANTE:
Diventare un cantante non significa soltanto padroneggiare la tecnica vocale: non ci si limita ad emettere dei suoni ben fatti.
Il cantante deve saper mettere se stesso e le proprie emozioni al servizio del brano che sta cantando. In questo senso, il lavoro è quello di scavare dentro di sé e andare a recuperare un’esperienza personale che gli provochi uno stato emotivo in linea con quello richiesto dal brano che deve interpretare. Per emozionare l’ascoltatore il cantante deve prima di tutto emozionare se stesso. Essere quindi un interprete emotivo.
Come possiamo immaginare, questo è un percorso molto duro perché richiede una certa conoscenza di sé e, pertanto, coraggio, poiché può risultare molto doloroso. Inoltre, la musica è profondamente connessa con l’animo umano e quindi, quando si canta, si aprono magicamente dei canali tra la nostra emotività più nascosta e l’esterno.

E’ infatti difficile, se non impossibile, resistere all’impulso di buttare fuori tutto alla rinfusa.
Serve quindi anche un certo controllo che consenta di riordinare le proprie emozioni in modo che siano uno strumento utile per il fine, ovvero trasmettere un messaggio chiaro.

UN ESEMPIO

Durante il mio percorso accademico, mi capitò di essere a lezione di canto dopo una giornata emotivamente molto pesante in un periodo altrettanto difficile. Nonostante questo ero apparentemente tranquilla. Non mi sentivo né triste, né stressata, ma mi resi conto presto che semplicemente non ero in ascolto verso me stessa.
Mentre eseguivo il brano che mi era stato assegnato, senza preavviso alcuno, scoppiai in un pianto dirotto che non riuscivo a controllare.
Le parole del brano e la melodia, mi avevano mosso qualcosa dentro, qualcosa di personale.
Cominciai a scusarmi con la mia insegnante, che rimanendo composta mi disse: “Non ti scusare e non ti spaventare perché questo è il potere che ha cantare. Non puoi ignorare quello che provi, la musica ha un potere così forte che resistere sarebbe inutile. Arriva fino in fondo al motivo per cui stai piangendo, accettalo per quello che è e fai in modo che diventi un’emozione a cui sai dare un nome e una faccia. Poi ricomincia il brano e pensa solo ed esclusivamente a quel nome e a quella faccia.”

Non fu facile, ma ci provai e ricominciai a cantare.
Ricordo distintamente come in seguito mi sembrò che ogni tassello fosse tornato al suo posto.
Cantando il brano, avevo la sensazione che non ci fosse una cosa più sensata e giusta che potessi fare a parte quella, in quel modo e in quel momento.
Guardai poi l’insegnante e la mia compagna alla fine del brano, entrambe erano commosse.

Aveva funzionato.

Mi avevano capita perché io ero stata in grado di trasmettere loro quello che provavo attraverso la canzone. Ero riuscita così a far passare il messaggio di un brano non scritto da me, colorandolo però con il mio background di emozioni

In sintesi:
Il cantante utilizza uno strumento che non è esterno a se stesso, ma interno.
E’ pertanto è costretto ad andare in fondo al proprio animo, guardarci dentro e tirare fuori quello che trova. Successivamente deve analizzarlo, accettarlo e digerirlo nuovamente per poterlo usare al servizio del proprio lavoro.
Il vantaggio sarà, oltre tutto, quello di sperimentare una sensazione liberatoria e una forma di conoscenza vera di se stesso sul piano emotivo.

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