In questi giorni è venuto a trovarci Max Casacci, chitarrista e fondatore dei Subsonica, per una chiacchierata sui suoi incredibili e molteplici progetti. Guarda il video della sua intervista fatta qui a scuola dal direttore Nam Claudio Flaminio.Do il benvenuto a Max Casacci qui alla Nam di Milano e lo ringrazio di essere qui con noi.
Vorrei iniziare chiedendoti del tuo ultimo lavoro Water Memories, questa bellissima opera che hai composto basandoti sul suono dell’acqua. Volevo chiederti: com’è avvenuta la lavorazione, in particolare com’è avvenuta la ricerca e la scelta dei suoni?
Water Memories è un’opera sonora esposta all’interno di Città dell’Arte che é la cattedrale artistica di Michelangelo Pistoletto, fruibile in versione ridotta anche sulle piattaforme digitali, in forma di brano musicale. La caratteristica principale è che essa è realizzata esclusivamente con suoni e rumori dell’acqua di Biella che è la città di Michelangelo Pistoletto e di Città dell’Arte;
Non c’è nessuno strumento musicale, quindi è stata anche una bella sfida.
Quando ho promesso a Michelangelo Pistoletto che sarei riuscito a fare un brano emotivamente toccante, dal forte respiro musicale, non sapevo bene cosa gli stavo promettendo in realtà…
Avevo già avuto esperienze simili soprattutto in ambiti urbani, trasformando in musica rumori di città, di motori, di una vettura di Formula 1, anche senza l’ausilio di strumenti ma non mi ero mai cimentato, in questi termini, con i rumori della natura.
Né io né Michelangelo volevamo un’opera concettuale, volevamo un brano emotivo.
La prima fase è stata una fase di racconto, di esplorazione; Postulare un percorso ti aiuta a evitare dispersioni, a sapere più o meno dove andrai a puntare il microfono e cosa cercherai di raccontare.
Mi sono fatto guidare dai ragazzi di Città dell’Arte nel cercare di capire che significato avesse il percorso che porta dalla sorgente del Torrente Cervo a una città che nasce intorno a un fiume;
La prima cosa che ho scoperto è che vicino alle sorgenti del torrente Cervo si trovavano antichi insediamenti e luoghi di antica spiritualità sui quali la cristianità ha poi imposto le sue forme, ci sono infatti delle cappelle e c’è il Santuario di Oropa; Questa relazione fra la nascita del fiume e i luoghi dello spirito mi hanno suggerito la prima parte del brano unitamente anche all’osservazione del fatto che nel gorgogliare dell’acqua -microfono alla mano e cuffie alle orecchie- io percepivo un fraseggio vocale come se ci fosse un mormorio, come se ci fossero delle voci dentro l’acqua, voci che per esaltazione dello spettro armonico sono venute fuori.
Per renderle ancora più sacre le ho intonate su un’ottava alta ed infatti il pezzo inizia come una specie di canto di musica sacra.
Le prime due ore di ghostbusting, di rumori e di suoni furono improduttive nella misura in cui non riuscivo ancora a trovare una componente realmente melodica per poter strutturare un tema.
Dopo un po’, quasi alla soglia dello sconforto, improvvisamente mi ero reso conto che in una pozza d’acqua, vicino al torrente, cadevano delle gocce, stava iniziando a piovere…
A quel punto utilizzando un idrofono (microfono in grado di captare i suoni sott’acqua), cuffie all’orecchio, mi resi conto che le gocce stavano producendo delle note. La cosa mi rassicurò perché almeno metà del lavoro lo stavo già portando a casa perché avrei potuto estrarre della melodia dai rumori e dei suoni ambientali,
All’interno di questa Città dell’Arte, che è una sorta di museo, ricco tra l’altro di bellissime opere d’arte soprattutto relative al periodo dell’arte povera, mi sono trovato ad appoggiare l’orecchio ad un’opera che si chiama Una barra d’aria di Giuseppe Perone che una sorta di parallelepipedo incastonato nella finestra e puntato verso il torrente; Circoscrivendo il suono con le mani all’orecchio quella barra d’aria stava formando una specie di nota. Ho puntato subito il microfono sapendo che, intonando due o tre ottave sotto, sarei riuscito a ottenere una nota capace di rappresentare musicalmente il flusso dell’acqua come se fossimo in immersione praticamente.
Stessa cosa avvenne con un’altra opera, l’Orchestra degli stracci (di Michelangelo Pistoletto) che è composto da dei bollitori; L’acqua che bolle comunque tecnicamente è acqua, quindi mi sono sentito legittimato nel catturare il sibilo di questi bollitori che ho usato per inventare uno strumento inesistente ma molto evocativo, una specie di flauto, un ancia, una tromba che ho cercato di “indianizzare” per richiamare la sacralità del Gange (il fiume sacro per eccellenza) come a sottolineare che di fronte allo scorrere dell’acqua, ci troviamo comunque di fronte a qualcosa di sacro; Combinando poi tutti questi elementi ho creato, alla fine, una sorta di tessitura orchestrale che struttura un tema finale che celebra le attività umane e quindi quella della città che prende forma sulle rive di un fiume.
Infatti tu hai voluto inserire anche un crescendo che è una componente tipica della musica più convenzionale, quindi ci sarà un rapporto forte con quel tipo di idea rapportata in una sperimentazione di questo genere.
Io la considero musica Pop. Troppo spesso, nell’equivoco comune, il pop rappresenta la voglia di piacere a tutti. Per me, in realtà, il pop significa non avere “una selezione all’ingresso”, non escludere nulla e nessuno a priori, non recintarsi, per primi quanto musicisti, nella nell’alveo protetto della musica sperimentale per cui se non viene capita ha un attenuante di base.
Ne tantomeno ha senso costringere il pubblico a doversi far piacere qualcosa solo perché “è sperimentale” quindi in qualche modo è elegante dire “mi piace”, piuttosto che dire “non mi piace” o “non la capisco”.
Io voglio che questi esperimenti che faccio con i rumori siano soggetti alle regole della musica pop, che sono regole di reazione emotiva ad un brano musicale; Tutto quello che c’è di concettuale si limita ad una cornice narrativa in cui io descrivo il rumore dell’acqua, descrivo il suo percorso, con l’intento di portare l’ascoltatore a relazionarsi col proprio inconscio; Vorrei che l’ascoltatore entrasse in immersione in una forma primordiale di rapporto diretto con essa.
Al cospetto di tutto ciò che l’acqua minacciosamente suggerisce, soprattutto in questo periodo, ho creato un lavoro di equilibrio sulle frequenze; Se avessi saltato troppo le basse di questo fiume (captato dalla barra d’aria) sarebbe diventato tutto eccessivamente ansiogeno, invece volevo che l’esperienza fosse piacevole; Nel contempo però non ho ristretto troppo questa componente di inquietudine di fondo. In questo momento storico noi culturalmente ci rapportiamo all’acqua come un elemento non sempre rilassante, pacificatorio e di benessere ma anche insidioso soprattutto se noi violiamo dei patti nel rapporto con la natura.
Tutto questo esperimento di musica con suoni della natura suggerisce anche una condizione
di ascolto relativamente al fatto che la natura ti costringe a essere spettatore, ti ricorda che non sei proprietario di casa, che non sei tu il protagonista al cospetto della natura bensì rimani comunque una figura marginale; Mi piacerebbe riuscire a sottolineare questo concetto con questa esperienza sonora.